Alla scoperta del borgo di Cleto: tra storia, miti e leggende
Cari lettori,
il nostro viaggio di scoperta continua ed oggi vi porteremo nella Valle del Savuto, rinomata per l’ottimo vino e per la secolare trazione delle olive schiacciate, ma questa meravigliosa valle è ricca di borghi autentici e oggi vi faremo scoprire Cleto.
A Cleto si arriva percorrendo una comoda strada panoramica. Dalla costiera SS 18 si devia per la Provinciale 163, nei pressi di Campora San Giovanni, per poi imboccare un’altra SP, la numero 54.
Si attraversa una splendida vallata, rigogliosissima, irrigata dal Torbido, dove primeggiano qualcosa come 130mila ulivi (s’intende tutta l’area che comprende anche Savuto e Marina di Savuto). L’olio d’oliva effettivamente si può considerare la star gastronomica locale, vi sono produzioni eccellenti, forse le più apprezzate di Calabria.

A Cleto si sale. Molte delle ripide e affascinanti stradine del borgo si fanno solo a piedi. Gli occhi del visitatore si stupiscono di come quasi tutto, quasi ciascun pezzetto dell’antico abitato sia attaccato alla roccia. Casette, palazzi, chiese, gran parte delle costruzioni sono “spalmate” sulla dura pietra locale (che però si presta bene a essere scolpita), arenaria che i nostri saggi predecessori hanno saputo modellare a piacimento.
Nel centro storico cletese si possono ammirare notevoli “buche” – ovvero cisterne, silos utilissimi per raccogliere e conservare acqua e grano, alcuni poi inglobati in abitazioni e riadattati in tempi più recenti a luoghi freschi per deposito alimenti. Le fosse all’interno del vecchio castello sono enormi.

Quando si comincia a scorgere il piccolo borgo arroccato, si resta piacevolmente sorpresi, un’architettura tenace che si è adeguata alla forma del terreno, un grazioso grappolo di abitazioni adagiato sulla roccia.
Le origini del borgo di Cleto: l’antica Pietramala
Il nome in origine fu Pietramala – che non sappiamo se attribuire al sito impervio e inaccessibile oppure ai baroni Pietramala, che dal 1231 presero possesso del feudo. In precedenza, la terra risultava tra i possedimenti dell’abbazia florense di Fontelaurato, che è nel territorio di Fiumefreddo Bruzio.
Dopo l’allontanamento di Goffredo di Pietramala, vi furono diversi feudatari ad alternarsi, i più importanti dei quali sono stati gli ultimi in ordine cronologico, che qui stettero per quasi tutto il ‘600 e per tutto il ‘700: i membri della famiglia Giannuzzi Savelli (originari di Aiello e di Cosenza). Durante il decennio di occupazione napoleonica, nei primi dell’800, i Giannuzzi Savelli si trasferirono a Gragnano, nel napoletano.

Cleto: tra miti e leggende
Il nome attuale viene dalla leggenda. Si parla infatti di Cleta, che era la nutrice di Pentasilea, regina delle Amazzoni. Quando Pentasilea perì a Troia per mano di Achille, Cleta viaggiò verso l’Asia Minore per andare a recuperarne il corpo. Una tempesta in mare la spinse sulle coste calabre, alla foce del fiume Savuto, e presso quei lidi fondò un regno cui diede il suo nome. In seguito assediata dalla potenza militare di Crotone, Cleta prima di arrendersi espresse il desiderio di assegnare in perpetuo il nome Cleta a tutte le future regine di quella terra. Da qui nacque l’attuale denominazione del borgo di Cleto, dal mito di Cleta.

D’obbligo la visita ai ruderi del castello medievale di Cleto che si trova sulla sommità del borgo a 360 metri s.l.m., nonché ai consistenti resti (recuperati con un bel progetto) del castello di Savuto, che è il borghetto che si “affaccia” sul fiume da cui prende il nome, località che ricade sempre nel territorio comunale cletese. Entrambi gli edifici hanno svolto sia una funzione militare che residenziale.
Una menzione particolare la merita l’evento culturale del Cleto Festival che – eccezion fatta per il 2019 – negli anni precedenti si è affermato quale uno degli appuntamenti clou dell’estate sulla costa tirrenica, ospitando musica, gastronomia e interessantissimi dibattiti sul futuro dei borghi, dell’economia green, del turismo ecc. e rialzerà il sipario, probabilmente, ad agosto 2020, proprio dal meraviglioso palcoscenico di Savuto.

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Autore – Antonello Zaccaria
Giornalista e Guida turistica abilitata in Calabria.
Ama raccontare la sua terra e far emozionare chi la scopre per la prima volta.
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