La Grotta del Romito a Papasidero e il “Picasso della Preistoria”
Cari Amici,
oggi voglio portarvi in luogo meraviglioso incluso nel Parco Nazionale del Pollino per le sue unicità paesaggistiche. Ho avuto il piacere di visitare il borgo di Papasidero in una delle mie giornate alla scoperta della mia terra. In quella occasione ci siamo incontrate, con la mia amica e bravissima Travel Blogger, Laura Cipolla e abbiamo trascorso una giornata insieme.
Il sole accarezzava i nostri volti e le temperature erano così piacevoli, da dimenticare che si trattasse di una giornata del mese di Febbraio.
Siamo partiti da Cosenza e abbiamo raggiunto l’uscita autostradale di Mormanno. Io e Laura, ci siamo incontrate presso il parcheggio antistante l’Antiquarium, situato a circa 13 Km dal centro abitato di Papasidero, paese animato da circa 700 abitanti.
Questo luogo è divenuto famoso sullo scenario internazionale perché custodisce uno degli insediamenti preistorici più importanti non solo del mezzogiorno, ma dell’intero panorama nazionale. Lo avevo visitato anni prima e mi aveva lasciato uno straordinario ricordo. Una volta giunti sul luogo è come se fossi tornata indietro nel tempo, rivivendo ogni attimo del passato.
Lasciato l’antiquarium, dove si conservano alcune sepolture trovate all’interno della Grotta del Romito, ci siamo recati sul sito vero e proprio. In questo luogo, si viene catapultati in momenti della storia che sono lontani anni luce dal nostro modo di vivere, di pensare, ma si riesce a comprendere, quanto l’uomo già ai tempi della preistoria, fosse dotato di doti straordinarie e di come l’arte, già a quei tempi aiutasse a vivere, a riempire l’anima della gente, di grande bellezza.
La frequentazione della Grotta del Romito a Papasidero
Le prime notizie ufficiali della Grotta del Romito si sono avute a partire dagli anni ‘60, quando sono stati avviati i lavori di scavo dal Prof.re Graziosi, docente di Paleontologia all’Università di Firenze. Questi, si sono protratti per diverso tempo e durante le prime campagne, hanno rinvenuto delle inumazioni.
Le ricerche degli ultimi anni hanno permesso di ricostruire la frequentazione del sito e risulterebbe occupato dall’Uomo preistorico, già dal Paleolitico superiore fino al Neolitico, in un arco temporale compreso tra i 24000 e i 6000 anni fa.
In questo periodo l’uomo si era integrato con l’ambiente circostante, individuando un riparo sicuro all’interno della Grotta, si era adattato alle trasformazioni climatiche e ha cacciato animali per la sussistenza, come il cervo e lo stambecco.
Il Bos Primigenius
Oltre alle sepolture, gli esperti hanno riportato alla luce delle incisioni. Una di queste, rappresenta la figura di un bovide. Secondo gli studiosi, la figura dell’uro, o meglio nota con il nome di Bos Primigenius, bue selvaggio e feroce del pleistocene, costituisce la più antica rappresentazione nel mondo della storia dell’arte.
Questa antica incisione è stata eseguita su un enorme masso ed è stata realizzata circa 14000 – 12000 anni fa, con grande naturalismo dal “Picasso della Preistoria”.
La figura di questo animale, eseguita con grande perfezione, con tratti sicuri, potrebbe avere anche un significato totemico. Al di sotto dell’immagine principale sono presenti anche altri due abbozzi taurini, a cui è stata riconosciuta una funzione apotropaica.
Il borgo di Papasidero e i ruderi del Castello
Dopo aver ammirato con grande stupore la grotta e l’ambiente circostante, ci siamo spostati nel borgo vero e proprio, uno dei tanti paesi gioiello del Parco Nazionale del Pollino. Il nome del luogo, Papasidero, deriverebbe da Papas Isidoro, dal nome di un monaco basiliano, appartenente ad un monastero greco-ortodosso dell’area. Secondo alcuni storici calabresi, il borgo di Papasidero è sorto sui resti dell’antica colonia greca di Skindros.
Papasidero ancora oggi preserva i ruderi del Castello ed è ciò che colpisce il nostro sguardo appena giunti sul luogo. Dal piazzale del castello si rimane affascinati dalla visuale perché si scorge l’immensità della Valle del fiume Lao.
Le origini della Rocca risalirebbero al periodo longobardo (intorno all’VIII sec.) e successivamente in epoca normanno-sveva, il mastio fu fortificato. Proprio intorno al Castello sorsero le prime case del borgo di Papasidero, protette da mura di cinta.
La Chiesa di San Costantino a Papasidero
Non lontano dal Castello si ritrova la Chiesa medievale di San Costantino, elevata a parrocchia nel 1510. Nel corso del XVIII l’edificio sacro è stato modificato con una pianta a croce latina, con un campanile staccato dal corpo di fabbrica.
Camminando tra le viuzze del borgo di Papasidero siamo giunti nella piazza principale, un crocevia di stradine che conducono in diverse aree del paese. Proprio lì abbiamo fatto un piccolo break, consumando un ottimo panino e companatico, comperato in un piccolo market di paese, ormai così rari da trovare, in cui si possono gustare prodotti genuini.
Il Santuario di Santa Maria di Costantinopoli a Papasidero
Dopo il nostro pranzo slow, abbiamo continuato la nostra bellissima passeggiata fino al Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, raggiungibile da una lunga scalinata. Posto in uno scenario naturale , il Santuario segue l’andamento della montagna ed è raggiungibile attraverso un ponte che sovrasta il Fiume Lao.
In origine la Chiesa era una modesta costruzione medievale, di cui si conserva l’affresco della Madonna nella cappella di Santa Sofia. L’ampliamento dell’originale “Cappella” è avvenuto dopo il 1656, durante una terribile pestilenza ed è in quel momento che Santa Maria di Costantinopoli fu elevata a Patrona del Paese di Papasidero, insieme a San Rocco.
Ciò che incanta in questo luogo, non è soltanto il Santuario di Santa Maria di Costantinopoli, protetto dalla rupe e che fa da base alle fondamenta dello stesso edificio sacro, ma tutto il contesto naturalistico del Fiume Lao, dove è possibile vivere esperienze uniche tutto l’anno.
Il fiume era chiamato Laus e segnava il confine tra i lucani e i bruzi. Ancora oggi, il fiume Lao attraversa per 55 Km due regioni sul Sud Italia, sfociando nel Mar Tirreno, nei pressi di Scalea.
Il Lao inoltre dà il nome alla Riserva naturale Valle del Fiume Lao, istituita nel 1987 nel comune di Papasidero, all’interno del parco nazionale del Pollino.
Il fiume per le sue caratteristiche è meta degli amanti delle attività outdoor, quali rafting e canoa, esperienze uniche da poter vivere in qualsiasi stagione dell’anno.
Vi sono diverse associazioni del luogo, come Rafting Lao oppure RaftingFiumeLao, che vi accompagneranno in questa travolgente avventura. Questo è un modo per far risorgere un borgo di pochi abitanti, abbinando al divertimento archeologia e cultura. Dal passato è possibile creare un futuro per noi giovani nella terra dalle mille bellezze.
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Autore – Alessandra Scanga
Storico dell’arte e Guida turistica in Calabria.
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