I Cistercensi in Calabria: la storia dell’Abbazia della Sambucina a Luzzi

Cari lettori,

il nostro viaggio di scoperta continua ed oggi conosceremo insieme “i monaci bianchi”, uomini che hanno segnato profondamente la storia, l’arte, il paesaggio e la vita religiosa in epoca medievale.

La prima Abbazia Cistercense in Francia

Tutto cominciò in un luogo simbolico, una foresta: “Citeaux”, località della Borgogna francese dove nel 1098 venne fondata la prima Abbazia cistercense. Il monaco benedettino Roberto da Molesme, ritenendo che le originarie abbazie benedettine si fossero allontanate dalla regola di disciplina e povertà, voleva ritornare al puro rigore ascetico.

A Citeaux fondò la casa madre di un nuovo ordine, l’ordine cistercense le cui abbazie, legate tra loro in congregazione, si diffusero velocemente arrivando fin nella nostra terra grazie al dominio normanno.

L’ordine Cistercense in Calabria

In Calabria dunque venne costruita la prima Abbazia cistercense del Regno di Sicilia: Santa Maria della Sambucina.

Siamo a Luzzi, alle pendici della Sila Greca nella valle del Crati, paesaggio che allora rispondeva perfettamente alle esigenze dei monaci bianchi qui Bernardo, “l’ultimo dei Padri della Chiesa”, decise di costruire un monastero.

Questi complessi monastici nacquero in Calabria seguendo un preciso disegno, quello sottrarre le chiese a Bisanzio in un progetto di “rilatinizzazione” di un territorio di cui i Normanni erano venuti in possesso riconoscendo la Chiesa di Roma.

I monaci, veri “costruttori di paesaggi”, realizzarono un monastero che rappresentava un microcosmo, un sistema territoriale con al centro la Chiesa, il chiostro e tutti gli spazi comunitari, tutto circondato dalla “grangia”, centro di produzione ed immagazzinamento dei prodotti agricoli.

L’Abbazia di Santa Maria della Sambucina a Luzzi

La Sambucina prese il nome dalla pianta selvatica del sambuco, dalle cui bacche i monaci amanuensi ricavavano l’inchiostro per le loro attività, essendo il monastero anche un importante centro culturale. 

Come tutte le chiese cistercensi era dedicata alla Vergine Maria, punto di riferimento nella vita ascetica dei monaci. L’architettura era definita da un preciso rigore geometrico, le forme semplici ed austere dovevano rispecchiare profonda spiritualità, l’animo contemplativo dei monaci non doveva essere distratto: “nelle Chiese si entra per ascoltare non per vedere”  (San Bernardo), dunque venne bandito il ricorso a figurazioni riducendo al minimo i programmi decorativi, nessuna immagine doveva distogliere dalla preghiera.

La pianta della chiesa riproponeva la ripetizione di un modulo regolare: “ad quadratum”, le linee avevano il compito di restituire un forte carattere simbolico esaltando la razionalità dell’architettura sacra come emblema dell’ ordine perfetto creato da Dio. 

Ad accoglierci vi è un maestoso portale con eleganti motivi scultorei ed ornamentali in parte originali in parte frutto di aggiunte settecentesche, varcato l’ingresso una grande aula termina con un presbiterio rettangolare introdotto da un arco ogivale, sulle pareti i grandi archi a sesto acuto, oggi murati, svelano la presenza delle navate laterali. 

In una delle pareti absidali un affresco quattrocentesco che rappresenta una tenera Vergine con in braccio il suo bambino: la Madonna del Sambuco. Attiguo alla chiesa il chiostro, cuore silenzioso del complesso monastico dove i monaci si riunivano in contemplazione, luogo in cui l’anima si ripiegava al riparo dai pensieri mondani e materiali ed incontrava Dio.

Nel tempo l’Abbazia divenne tanto importante, da rappresentare un grande centro culturale e artistico.

I monaci cistercensi si occupavano della lavorazione della seta, della lana, del vetro e ancor di più, si dedicavano alla trascrizione di manoscritti antichi, dando vita ad un importante scriptorium, con annessa scuola calligrafica. L’Abbazia della Sambucina di Luzzi divenne la casa madre di tante altre abbazie cistercensi fondate nel Sud Italia e che, ancora oggi, si possono ammirare nel territorio calabrese e non solo.

Nel corso dei secoli però l’Abbazia della Sambucina, soprattutto a causa di catastrofici eventi naturali, subì diverse trasformazioni che contribuirono a cancellare gran parte delle forme originarie.

Ciò che rimane oggi di questo importante complesso rappresenta un glorioso passato da preservare e custodire gelosamente da tramandare alle future generazioni; per raccontare loro una “Storia” della Calabria ancora poco conosciuta.

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Autore – Ida Tedesco Luigia

Autore – Ida Tedesco Luigia

Architetto e Guida Turistica Abilitata.

Ama viaggiare, emozionarsi e far emozionare chi viaggia insieme a lei.

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