I luoghi di Gioacchino da Fiore: San Martino di Giove a Pietrafitta

Cari amici,

il nostro viaggio di scoperta ci porterà a Pietrafitta, piccolo borgo della presila cosentina e, circondati da una natura rigogliosa ed incontaminata, raggiungeremo la località di Canale. In posizione panoramica, su una collina affacciata sui casali di Cosenza, la piccola Chiesa di San Martino di Giove, “luogo della memoria” ai più sconosciuto, ma estremamente significativo per la storia della Calabria medievale. 

Gioacchino da Fiore: Abate, Teologo e Monaco Cistercense

Qui concluse la sua vita terrena  l’Abate Gioacchino da Fiore citato da Dante Alighieri nella sua Divina Commedia: “il calavrese abate Gioacchino di spirito profetico dotato”. Figura  emblematica, attento ed erudito, deciso a risvegliare gli occhi del cuore e della mente dalle cose terrene per innalzarsi purificati al Regno dei cieli.

Fra le montagne silane, Gioacchino da Fiore, in località Jure Vetere costruì la prima delle sue “domus religionis”, con l’intento di creare una comunità religiosa che aveva l’obiettivo di riformare le istituzioni monastiche tornando agli insegnamenti degli Apostoli, povertà e condivisione di beni. Nell’ambito di questo Gioacchino da Fiore progetto di rinascita spirituale” si inserisce anche la piccola Chiesetta di San Martino di Giove, la cui storia ci riporta indietro nel tempo al 1201.

La Chiesetta di San Martino di Canale a Pietrafitta

Gioacchino da Fiore ricevette dall’allora Arcivescovo di Cosenza una piccola Chiesa, rovinata dal terremoto del 1184, ed il suo tenimento. Questa, doveva coincidere con quella in cui visse Sant’Ilarione, monaco calabro-greco. Gioacchino cominciò subito i lavori di ricostruzione ma, stanco ed ammalato, la sera del 30 Marzo 1202 morì.

Il suo corpo fu sepolto in questa piccola chiesetta, vegliato dai suoi monaci fino a quando, intorno al 1224, tornò nell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore (Scopri di più). La chiesa fu trasformata nel corso dei secoli sino a diventare una casa padronale. Oggi riappare ai nostri occhi, dopo un perfetto restauro, eseguito a partire 2014 dall’Arch. Lo Petrone e  nella sua semplicità, pregna lo spirito gioachimita. Ad accoglierci un oratorio articolato in spazi semplici ed essenziali, coperti da capriate in legno, privi di decorazioni ad esclusione di pochi affreschi incorniciati da stucchi barocchi.

Una “domus religionis”, lontana dallo schema chiuso del modello Abbaziale benedettino e cistercense, una di quelle piccole “chiese-casa” immaginate dall’abate florense, disposte lungo i principali assi di collegamento di un tempo che congiungevano, attraversando la dorsale, il mar Ionio al mar Tirreno. Volgendo gli occhi all’area absidale ci appare un affresco che raffigura San Martino, a cui la chiesa è intitolata, dedica che potrebbe far pensare ad un tempio più antico fondato da comunità legate al Santo di Tours, protettore dei viandanti. 

Il suo  culto arrivò in Calabria con i Longobardi sul finire del VI sec. Il toponimo “Giove” invece , secondo Padre Russo, sarebbe da riferirsi a Santa Maria di Monte Giove, forse antica località abitata da eremiti.  Attraversata l’aula principale ci spostiamo nella cappella posta a nord qui, sotto una grande croce incisa in occasione del restauro, è stata collocata una splendida lastra tombale che riproduce la vera effige di Gioacchino da Fiore, tramandata da Giacomo Greco.

In questi ambienti respiriamo insieme forte spiritualità, percepiamo l’aura gioachimita,  è un luogo davvero straordinario che rappresenta uno dei “segni materiali” voluti da Gioacchino da Fiore per testimoniare quel rinnovamento auspicato, l’annuncio della Terza età del Mondo, quella dello Spirito Santo con una comunità organizzata solo secondo i valori della pace, della fratellanza e del rispetto incondizionato verso l’altro.  

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Autore – Ida Luigia Tedesco

Autore – Ida Luigia Tedesco

Architetto e Guida Turistica Abilitata.

Ama viaggiare, emozionarsi e far emozionare chi viaggia insieme a lei.

1 commento

  1. Informo dell’uscita di un saggio storico sul sovrano Federico II, di cui un ampia parte è dedicata all’influenza che l’abate Gioachino da Fiore ha avuto sul destino del re.

    Questo libro è disponibile sur Amazon: “Del vero padre di Federico II e altri misteri del suo regno”, autore Pierre Baland.

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